La grande festa per i 40 anni del circolo dei sardi di Firenze. Sinergia con il comune per intitolare presto una strada a Grazia Deledda
Sabato scorso, 18 novembre 2023, nella bellissima sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, si sono svolte le celebrazioni per il quarantesimo anniversario di fondazione dell’Associazione culturale dei sardi in Toscana (Acsit), il circolo sardo di Firenze.
Data:
18 Dicembre, 2023
Sabato scorso, 18 novembre 2023, nella bellissima sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, si sono svolte le celebrazioni per il quarantesimo anniversario di fondazione dell’Associazione culturale dei sardi in Toscana (Acsit), il circolo sardo di Firenze. Numerose le autorità presenti, a dare lustro e riconoscere l’importanza sociale e culturale dell’attività di uno tra i circoli sardi più storici di tutta Italia. Correva l’anno 1982 quando venne fatta la prima assemblea per la costituzione di quello che poi, dopo breve tempo, divenne il primo circolo sardo della Toscana.
Nel suo discorso introduttivo alla cerimonia Angelino Mereu di Orani, presidente attuale, citando l’amico Gianni Conti (assente per motivi di salute), ha sottolineato che «Firenze è unica per i tanti tesori che racchiude nei suoi palazzi che a loro volta rendono la città un museo a cielo aperto» e ha messo in evidenza il rapporto filiale che gli emigrati sardi hanno intessuto con la città di Firenze, “la seconda mamma” perché, come aggiunge Angelino, la “prima” resta sempre la Sardegna.
Nella vita del circolo non tutto è stato “rose e fiori”, il carattere dei suoi soci è stato messo a dura prova da tanti avvenimenti a cui è stato risposto sempre con l’onestà e la caparbietà che ci contraddistingue caratterialmente. La voglia di far conoscere la nostra Sardegna, culturalmente valida e dalle lunghe tradizioni ci ha sempre animato, un testimone che ogni presidente e ogni direttivo ha trasmesso al successivo presidente. Ma essere qui oggi, nel “Palazzo” forse più famoso al mondo, aggiunge Angelino, alla presenza dei nostri amministratori, solo questo fatto la dice lunga su quanta strada abbiamo percorso e su quali risultati si sono raggiunti, in termini di promozione culturale, sociale e turistica della Sardegna.
Per raccontare compiutamente questi quarant’anni è stato necessario un lavoro “importante” di schedatura e catalogazione della mole di documenti di archivio per poter regalare ai soci e ai tanti amici un volume che racchiude, in un breve riassunto, la storia del nostro circolo. Introducendo la serata Angelino Mereu ha ripercorso a grandi linee l’attività del circolo e la significativa azione di promozione culturale nella società fiorentina.
Nato come risposta al pregiudizio dilagante nei confronti dei sardi, visti come efferati banditi e rapitori, in quarant’anni di attività ha realizzato eventi dal forte impatto culturale. In collaborazione con i più importanti musei fiorentini sono state organizzate molte mostre, sono state fatte centinaia di presentazioni di libri sulla Sardegna, proiezioni di film, spettacoli teatrali, degustazioni di vini e cibi sardi. Un’attività capillare e instancabile, svolta da un gruppo di volontari che spesso hanno affrontato e affrontano mille difficoltà economiche e burocratiche per promuovere i valori e la cultura della propria terra.
Tra le autorità presenti gli assessori Sara Funaro e Giovanni Bettarini. Bettarini, assessore al bilancio, commercio e attività produttive, ha portato i saluti del sindaco Dario Nardella; ha ricordato come durante l’incontro preparatorio con il presidente Angelino Mereu ed il coordinatore Elio Turis, era stata lanciata l’idea di intestare una strada di Firenze alla prima donna Premio Nobel della letteratura: Grazia Deledda, e come questa proposta abbia incontrato il favore dell’amministrazione. Scherzosamente, si è lamentato della scarsa presenza in Firenze di ristoranti sardi. Per la Regione Toscana è intervenuta la vicepresidentessa e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi da sempre vicina all’Associazione, sia nelle occasioni di festa che negli eventi culturali di rilievo sin da quando era assessora al Comune di Firenze e vicesindaca.
La vicepresidente, portando i saluti del presidente Eugenio Giani, ha sottolineato il legame personale che lega da decenni le due Regioni, e come le campagne abbandonate dai toscani, con la fine della mezzadria siano state riportate al livello attuale di paesaggio, redditività e sostenibilità a opera dei pastori emigrati sardi. Il risultato di questa azione ha inconsapevolmente permesso di salvaguardare la biodiversità della campagna toscana. Anche recentemente, prima del Covid, la coltivazione nei campi ha avuto un rallentamento e qualche defezione ma da dopo la pandemia ha ripreso ad essere interessante per le nuove generazioni con sempre più pressanti richieste di finanziamenti da parte di giovani aziende già in funzione e da giovani che intendono iniziare un nuovo capitolo di vita dedicandosi all’agricoltura o all’allevamento.
Inoltre Saccardi ha tenuto ad anticipare che la Regione Toscana e la Regione autonoma della Sardegna, sotto l’impulso dei circoli sardi del Centro Sud stanno definendo una convenzione (una riunione in tal senso si era svolta in mattinata con i funzionari delle due Regioni e il coordinatore del progetto Turis) che sarà estesa anche alle altre regioni interessate (Umbria, Lazio, Abruzzo e Marche), per la creazione di uno spazio multimediale, con realtà immersiva per narrare la storia dell’emigrazione e della pastorizia sarda nel centro Italia. La località è stata individuata in uno degli edifici all’interno di una tenuta di 360 ettari facente parte di un “bene sequestrato alla mafia”, dove il progetto vedrà la sua realizzazione in una vasta sala, come testimone e promozione della “Legalità” .
Il segretario particolare dell’assessorato del Lavoro e della formazione della Regione Sardegna, Antonello Picci, accompagnato dal responsabile dell’ufficio Emigrazione Marco Sechi, ha portato i saluti dell’assessora Ada Lai e del presidente della Regione Christian Solinas ed ha confermato i vincoli di amicizia che leganole due Regioni e, cogliendo l’assist offerto dall’assessore Bettarini, ha ricordato che l’occasione della titolazione di una strada a Grazia Deledda, potrebbe essere accompagnata da uno o più momenti di creazione di “Cene deleddiane”, andando alla riscoperta delle ricette conservate tra le righe dei romanzi deleddiani.
Il presidente della Federazione delle associazioni sarde in Italia (Fasi) Bastianino Mossa, intervenendo nella splendida cornice della sala d’Arme, circondato dalle molteplici e simultanee foto che ricordavano i quarant’anni del circolo, ricorda come la Fasi sia composta da oltre settanta associazioni, e che conti oggi quasi trentamila associati. L’emigrazione non è stata uguale per i vari territori, ma ha avuto connotazioni diverse e percorsi diversi. Oggi rispetto a prima, le associazioni hanno superato il carattere assistenzialistico puro, a cui via via si è sostituito l’aspetto sociale e culturale. Aspetto culturale che ben si definisce nella realtà del circolo di Firenze.
Agli ex presidenti presenti in sala, Lorenzo Murgia, Gerolamo Bandu, Erminio Zara, Elio Turis, Fiorella Maisto sono andate le targhe simboliche di riconoscimento dell’operato, a testimonianza di quanto hanno fatto per conservare e consegnare alle nuove generazioni una associazione che vede tra i suoi soci fondatori Gianni Conti, Luigi Berlinguer, Pierluigi Onorato, Giorgio Burdese, Mario Onida, Gavino Boi, per citare solo alcuni tra i nomi più importanti.
L’attuale direttivo, che è composto da dieci donne, ha poi consegnato la targa anche ad Angelino Mereu, in riconoscimento del lavoro fatto in questi ultimi anni di presidenza. La serata si è poi conclusa con il concerto realizzato in collaborazione con la Fondazione Maria Carta.
Condotti da Giacomo Serreli e Leonardo Marras si sono esibiti il duo Fantafolk (Vanni Masala e Andrea Pisu) e la cantante Maria Giovanna Cherchi. Un momento di grande commozione in sala quando, prima che la Cherchi intonasse l’inno della regione Sardegna, il presidente Mereu ha ricordato come proprio in quel palazzo, nel salone dei cinquecento, agli inizi del novecento un coro polifonico sardo cantasse per la prima volta questa antica melodia in terra fiorentina. E così in un crescendo di emozioni, fino al culmine del canto collettivo del “No potho reposare”, che i sardi emigrati nonostante i chilometri e gli anni, ricordano perfettamente.
Ultimo aggiornamento
18 Dicembre, 2023