Ischeliu/ Residenza MusaMadre Festival
La seconda edizione di MusaMadre parte dal concetto e dal significato della parola “Richiamo”. Forse la parola più menzionata negli ultimi dodici mesi. Eppure dentro la parola “Richiamo” è racchiuso un universo e una filosofia che ci invita a riflettere su quanto possa essere forte il nostro desiderio di ri-connessione: con la nostra umanità profonda, […]
Data:
05 Agosto, 2022
La seconda edizione di MusaMadre parte dal concetto e dal significato della parola “Richiamo”. Forse la parola più menzionata negli ultimi dodici mesi. Eppure dentro la parola “Richiamo” è racchiuso un universo e una filosofia che ci invita a riflettere su quanto possa essere forte il nostro desiderio di ri-connessione: con la nostra umanità profonda, con le nostre radici, con la natura, con il ritmo universale di cui facciamo parte, con la vita.
Mai come in questi ultimi due anni il mondo occidentale contemporaneo si è trovato a confrontarsi con le contraddizioni dell’umanità. Abbandonarsi al “richiamo” è una possibilità di ristoro. È proprio seguendo il richiamo che possiamo rigenerare le nostre energie, ritrovare il nostro baricentro. Il ritorno alla nostra natura ancestrale è curativo e ci ridimensiona rispetto a tutto il resto, relativizzando quella illusione che ci fa pensare che gli esseri umani siano superiori a tutto il resto. Il richiamo è insomma quel concetto che ci rimette al nostro posto e che ci fa percepire il tutto nel suo ordine naturale.
Il borgo abbandonato di Rebeccu, con la sua manciata di case disabitate che si affacciano in una vallata piena di magia, ritorna quest’anno ad essere luogo deputato del richiamo a quell’energia che scaturisce come diretta conseguenza dell’unità tra corpo e ambiente.
L’umanità ritorna anche quest’anno, nella prima settimana di agosto, a popolare il Borgo, con l’unico desiderio di mettersi in totale sintonia con quell’armonia perfetta e con la promessa di offrire la capacità umana di creare bellezza attraverso le arti e il dialogo.
MusaMadre richiamerà a Rebeccu, a Bonorva e nel sito archeologico della Necropoli di Sant’Andrea, una comunità eterogenea di artisti che provengono da varie discipline delle arti: visive, performative, musicali e cinematografiche. Anche quest’anno come nella prima edizione, suoni corpi e visioni dialogheranno tra loro e con l’ambiente circostante, nel pieno rispetto del codice etico che deve intercorrere tra Natura e Umanità.
Progetti che esploreranno il territorio alla ricerca di tracce visibili, residui del tempo che passa e degli agenti atmosferici, come nel caso dell’artista visiva e performer Valentina Medda, che con il suo “Untitled” creerà, dopo una residenza, un nuovo portfolio di immagini tratte dai muri del borgo abbandonato che si andrà ad affiancare a quelli già esistenti di New York, Bologna, Gent, Santarcangelo di Romagna e Berna.
Percorsi sonori, come quelli di Maurizio Saiu e Daniela Cattivelli che con il progetto “C’è ancora un po’ di luce nel mio cielo” sperimentano e condividono l’interazione tra movimento, vocalità sonorità e risonanze naturali.
L’apertura del festival vede il ritorno di un progetto firmato da Antonio Marras. La performance “Andando/Restando” è stata presentata all’Istituto Italiano di Cultura di New York lo scorso dicembre come evento celebrazione della XVII Giornata del Contemporaneo. Una performance site-specific che rappresenta con le coreografie di Marco Angelilli su disegni di Marras, il legame ancestrale con la propria terra ed il dolore che scaturisce dall’impossibilità di dare risposte precise ad un problema che si trova di fronte a due soluzioni, che per quanto opposte sembrano entrambe valide radici e irrequietezza, attaccamento e necessità di allontanarsi. Sardo, Italiano, Europeo, Africano, Latino, Asiatico e cittadino del Mondo. Luce e ombra. Ordine e disordine. Corpo e spirito.
Un percorso coreografico a cui seguirà, nella chiesa di Rebeccu, lo spettacolo “Piccoli Funerali” Maurizio Rippa, contraltista e artista di rara sensibilità, accompagnato alla chitarra da Amedeo Monda. Uno spettacolo commovente e dolcissimo capace di accogliere il dolore e trasformarlo in rinascita. Un rito laico che celebra la vita attraverso il legame, il ricordo e l’amore per chi lasciandoci rimarrà con noi per sempre.
Il 2 agosto il concerto “Between silence and city” con Claudio Sanna al piano e Leandro Lo Bianco alle chitarre, traccerà i percorsi della memoria attraverso le musiche di Luciano Chessa, compositore e professore d’orchestra di fama internazionale, sicuramente uno dei nomi più riconosciuti internazionalmente tra i musicisti contemporanei sardi.
Il 3 agosto Federica Fracassi accompagnata al violoncello da Lamberto Curtoni, porterà in scena “Dora Pro Nobis” di Concita De Gregorio. Un ritratto della grande fotografa esponente del surrealismo Dora Maar, musa e vittima del genio distruttivo di Picasso, che nel tentativo di cancellarne la personalità la portò alla reclusione in una clinica per la salute mentale.
Ed è ancora la femminilità nella vulnerabilità della società contemporanea che il 4 agosto è protagonista con Monica Nappo ne “L’Esperimento”. Tra aneddoti comici, tragicomici o soltanto tragici, lo spettacolo esplora le relazioni e si interroga sulla differenza tra amore e dipendenza, ridendoci un po’ su. Se possibile… non sempre è possibile ma è bene provarci.
Il 5 agosto le parole della raccolta poetica “Due colori esistono al mondo – Il verde è il secondo”, di Sergio Atzeni, saranno affidate alla voce di Lea Karen Gramsdorff, accompagnata dalla musica di Simone Dulcis.
MusaMadre chiude il 6 agosto con una visita alla Necropoli di S.Andrea dove si terrà la performance “Langelo” di Alessandra Cristiani.
Seguirà a Rebeccu la cena concerto Family Album di Adele Madau. Un’esperienza culinaria multi-sensoriale che ci guida in un viaggio della memoria attraverso suoni, sapori, immagini e racconti. La serata, e il festival, si concluderà con un Dj-set.
Non mancheranno durante tutta la durata del Festival gli incontri tra artisti e pubblico nella terrazza di Su Lumarzu, così come non mancherà il cinema, quest’anno con quattro titoli: Il Buco di Michelangelo Frammartino, Nilde Iotti, il tempo delle donne, di Peter Marcias, È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, Il Muto di Gallura di Mattia Fresi.
Durante la settimana inoltre due saranno le proposte laboratoriali.
I giovani Bonorvesi, con l’aiuto di Roberto Abbiati, attore, mimo, clown e cantastorie, si cimenteranno alla ricerca della propria libera espressività teatrale.
Radio Fra(m)menti, – la radio che si muove con te – media partner del Festival è invece il progetto di Maria Genovese, giornalista e podcaster. Una stazione radio web itinerante, un piccolo studio mobile che vuole raccontare gli eventi culturali spostandosi da un luogo all’altro, attraverso la realizzazione di interviste e altri contenuti audio attraverso la costituzione di una piccola redazione locale con un gruppo di giovani della comunità locale. Un laboratorio radiofonico per acquisire gli strumenti per dar vita a un racconto partecipato. Un format originale, una narrazione frutto di un dialogo aperto con e tra artisti, operatori, reparti tecnici e pubblico di tutte le età.
MusaMadre celebra anche per questa edizione la Sardegna come organismo vivo che genera e rigenera: “Mater”, Madre. Non “al femminile”, ma “femminile” per eccellenza, e continua l’esplorazione della relazione tra arte e natura, e ad essa si affida con la promessa di risvegliare l’istinto di generare vita, comunità, nuovi dialoghi portando arte, bellezza, valore, in un borgo medievale di trenta case, un luogo incantato e disabitato.
Ultimo aggiornamento
05 Agosto, 2022