“Sa gelosia/La gelosia”, nuova poesia di Nicola Loi per il laboratorio linguistico di “Su Nuraghe”

 Antico quanto l’amore, la gelosia è sentimento naturale. Sebbene sdoganato dalla scienza e dall’arte, di questo impulso non andiamo fieri in quanto mostra le nostre paure, le nostre debolezze, le nostre incertezze, le nostre angosce. Sentimenti che tradizionalmente vengono associati all’ambivalente colore giallo: chiaro o dorato è solare, luce del sole, intelletto, fedeltà, fede e […]

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Data:
29 Agosto, 2022

 Antico quanto l’amore, la gelosia è sentimento naturale. Sebbene sdoganato dalla scienza e dall’arte, di questo impulso non andiamo fieri in quanto mostra le nostre paure, le nostre debolezze, le nostre incertezze, le nostre angosce. Sentimenti che tradizionalmente vengono associati all’ambivalente colore giallo: chiaro o dorato è solare, luce del sole, intelletto, fedeltà, fede e bontà; di tonalità scura denota slealtà, tradimento, gelosia, avarizia, inganno, perfidia, pazzia.

Al ben noto dramma Shakespeariano di “Othello”, messo in musica da Giuseppe Verdi con parole di Arrigo Boito alla fine dell’Ottocento, fa oggi eco Nicola Loi di Ortueri (Nuoro), con la composizione “Sa gelosia/La gelosia”. Già dall’incipit, il Poeta scrive: “È come condanna per l’umanità, / È davvero la peggiore malattia. / Sorella dell’odio e dell’inimicizia, / In testa è folle fantasia”. Che in lingua materna suona: “Est che cundenna pro s’umanidade, / Est abberu sa peus maladia. / Sorre de odiu e disamistade, / In conca est mancante fantasia”.

Pubblicata sui social di “Su Nuraghe”, la composizione poetica scritta in Sardo contemporaneo, nella traduzione di Gabriella Peddes di Tonara, verrà inserita nell’antologia del Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”. Incontri mensili on-line su piattaforma Google che mettono in contatto il Circulo sardo “Antonio Segni” di La Plata (Argentina) e il Circolo sardo “Su Nuraghe” di Biella, superando i mari, tenendo vivi i rapporti anche al di là dell’oceano.

Salvatorica Oppes

Nell’immagine, ranuncolo (Ranunculus repens).

Sa gelosia

 

Est che cundenna pro s’umanidade,

Est abberu sa peus maladia.

Sorre de odiu e disamistade,

In conca est mancante fantasia.

 

Sa chi ponet in terra s’unione,

Pro medas est abberu una cadena.

Pro sa familia est una prejone,

Pius no vivet sa vida serena.

 

Sicat su coro e lu faghet tzegu,

Ca bident su biancu pro nieddu.

Che sos canes pienos de arrennegu,

Totu serrat a tundu che aneddu.

 

Omines atzegados dae su fele,

Chi sa muzere la cherent in punzu.

Mancari siat sa pius fidele,

Che porcos los intendes a murrunzu.

 

Brivas narrer’ fina una peraula,

Las cherent ponner’ in sa soledade.

Chi’est malaidu vivet in sa faula,

Totu cunfundet cun sa beridade.

 

Chie est gai cheret betadu a mare,

Cando in die mala est tempestosu.

E solu gai lu podes sanare,

Un’ispina in coro at su gelosu.

 

Chi est malaidu est che unu trau,

Puntu dae musca a primu beranu.

De cussu male est semper isciau,

E no at a torrare mai sanu.

 

No podet bider’ bene subra ‘e atere,

Cheriat sa dama semper in busciaca.

Pero in s’intragna los faghet cumbatere,

Est chen’ ‘e sale cussa conca maca.

 

Nigolau Loi, su 27 de austu 2022

 

La gelosia

 

È come condanna per l’umanità,

È davvero la peggiore malattia.

Sorella dell’odio e dell’inimicizia,

In testa è folle fantasia.

 

Quella che mette a terra l’unione,

Per molti è davvero una catena.

Per la famiglia è una prigione,

Non vive più la vita serena.

 

Secca il cuore è lo fa cieco,

Perché vede bianco per nero.

Come i cani pieni di rabbia,

Tutto accerchia come anello.

 

Uomini accecati dal fiele,

Che la moglie tengono in pugno.

Magari sia la più fedele,

Come porci li senti grugnire.

 

Private di dire finanche una parola,

Vogliono mettererle in solitudine.

Chi è malato vive in menzogna,

Tutto confondendo con la verità.

 

Chi è così deve essere buttato a mare,

Quando in malo giorno è tempestoso.

E solo così lo puoi guarire,

Una spina nel cuore ha il geloso.

 

Chi è malato è come un toro,

Punto da mosca a inizio primavera.

Di quel male è sempre schiavo,

E non tornerà mai sano.

 

Non può vivere bene assieme agli altri,

Voleva la donna sempre in tasca,

Però nelle viscere lo fa combattere,

È senza sale quella testa matta.

 

Nicola Loi, 27 agosto 2022

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Ultimo aggiornamento

05 Settembre, 2022